Contatti | Log-in contatore dati scaricati internet

Poesie d’un uomo allo specchio dell’attesa d’un vivo concreto e reale, in cui il passato si scioglie nella clessidra d’un tempo già proiettato nel granello del poi, in un viaggio tutto umano ed emotivo “di quel soave inganno che l’anima non s’avvede / che svela degli anni miei gli sbagli”.
È l’altro a dare significato al proprio viaggio: in esso la memoria è accenno svirgolo a un passato che non smarrisce, ma si proietta nel solco del “sarà”, dove “resta ancora un po’ / per tutto quello che non ti ho dato, / perché semplicemente accade / anche quando non lo vuoi, / perché sei nella memoria / e nelle pagine da vivere”.
Sant’Agostino scriveva:
Quando una persona si innamora non lo fa apposta: succede. Ma dopo, per amarsi bisogna sudare, soffrire, ridere, stare svegli, donarsi, fidarsi, sacrificarsi, comprendersi, tutelarsi, rimanere insieme in costante cammino, cadere e rialzarsi più uniti innamorati e forti di prima. L’Amore non succede. L’Amore si fa.

Nei versi di Massimo la poesia è un cantico d’emozioni, dove le parole si materializzano in immagini leggere che sfiorano la pelle e l’anima: non v’è retorica, né banalità, ma intensità e calore, una passione sussurrata e delicata. L’autore rovista in un “alfabeto d’altra grammatica di codice alcuno” per saziare la propria “sete di parole, / come sagome evanescenti a riprender forma / in bilico tra le geometrie di un silenzio casuale.” Il tempo, l’amore e lo spazio si intersecano in quanto sezioni di una Geometria dell’Infinito, oltre che dall’Infinito: è nell’infinitudine di ogni emozione l’eternità di una strada che si apre “tra mille muri spenti” in cui “tutto è solo forma che si antepone al vero.” Ed è tra i “cumuli d’ombra” che appare sussurrato il bagliore puro del proprio sentire.

Ogni rima vibra di attimi del cuore nel battito di versi, accenti e assonanze che muovono l’animo del lettore. La poesia di Massimo profuma di luce lungo l’iperbole geometrica di un’altalena che, zingara, si snoda dall’assenza fino al vagabondo desiderio di fermarsi tra le virgole di un “noi” che attende di essere “l’un dell’altro la metà nel ripetersi dei giorni.
In questo movimento il poeta esprime tutta la sua passione, mai gridata, ma sempre intima e sussurrata in un dialogo con la propria donna e con se stesso. Con abile linguaggio del cuore la poesia diventa anima della ricerca di sé nella “casualità” indefinita del tempo, che silenzioso pur si muove nell’eterna attesa dell’amore.
Una ricerca che vive nello spazio di luci e ombre, di albe e vespri: qui l’amore non è già un teorema d’esistere, né alibi per comprendere il vuoto nell’entropia del disordine. È anelito all’infinito che vorrei: come afferma De Rougemont “è cercare l’infinito in un essere finito”, nell’inesausto andare incontro alla propria donna, che pur è sfuggente proiezione di un sogno vissuto in istanti in cui “tu sei l’infinito e l’infinito è dentro di me.”

Il pensiero è soltanto un sogno del sentimento, come affermava Novalis: in queste poesie esso si appropria di una forza emotiva capace di aprire dimensioni intime della psiche del poeta fino alle radici del proprio sentire, dove “crescerà nuovo grano / (…) / tra i colori del mattino / a mostrare tutto il cielo / e varchi a nuova vita / naufrago a conceder imbarco / verso un infinito irriverente / dove onda non ha sponda.

Laura Pavia
poetessa