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Mai connubio fu così naturale fra l’uomo e il poeta. Nessuna contraddizione, contrasto o discrepanza, tra il lirismo e il “modus operandi” di Massimo Massa, in cui l’uomo dalla grande anima e l’artista si fondono in un “unicum” che ben si delinea e si espande nella trasfigurazione di Evanescenze.

Un incedere introspettivo continuo in cui non contano i contorni cronologici, perché filo conduttore è la celebrazione della libertà, nell’estasi in cui l’anima si eleva dalla costrizione della materialità riappropriandosi della sua essenza, scevra dal fardello della quotidianità, pur non perdendo il senso con la realtà alla quale è ancorata da vincoli affettivi ben saldi e imprescindibili, come nelle liriche di intima comunione, dedicate ai suoi due figli: Se ti sentirai solo nelle notti buie e le tue ali / non avranno cieli azzurri per volare / allungherò le mani e restringerò lo spazio dove non arrivi tu .

Quindi nessuna antitesi preconcettuale dell’essere e dell’immaginario in versi curati nel lessico e nella trasposizione di pensieri, lineari e pur finemente elaborati con la perizia e dovizia di un artista in cui il particolare non è mai elemento di contorno al tutto, ma assume rilievo come parte interagente di un itinerario mentale costruttivo; sicuro retaggio di una mente analitica e selettiva quale un informatico, come il nostro Autore è nella vita.

Ma l’autore è anche il poeta dell’universalità dell’Amore, in cui la bellezza interiore vive in simbiotica naturalezza con emozioni, passioni, sogni e voli pindarici, e al contempo è anima alla continua ricerca di una pace anelata, vista come approdo chimerico dall’ansia degli affanni, mèta di un percorso che si linda dal vissuto nel raggiungimento di una catarsi interiore che ne acquieta i sensi. Scriverò di te i più nascosti versi / nei silenziosi giorni del mio tempo a divenire / scriverò di te, della passione che non so domare / del mistero che non so svelare… che mi lega a te.

E non c’è frattura psichica né rammarico di percezioni evocative nel lirismo del nostro Autore, ma una pacata consapevolezza , sulla base ipotetica di esigenze interiori compensative di emozioni proprie. Vivo in un grammo di luce, oltre l’immaginazione / come ombra silenziosa di alfabeti sconosciuti / in fitta trama di inutili promesse / col peso dei miei anni che mi legano il respiro. È qui la poesia dell’anima, su cui, come edera selvaggia si ramifica e affonda profonde radici Evanescenze.

Maria Teresa Infante
scrittrice