Non è una professione, ma si può avere Grazia di nascere poeti.

La poesia è verità e bellezza ad altezza d’uomo, come noi e con noi, nata bambina, gioca con le rime baciate, invaghita del ritmo. Adolescente, diventa diario incorniciato di fiori.
Innamorata, compone poemi di delizie e tormenti.
Poi il tempo passa, la vita la spoglia di inutili orpelli e, tra parola e parola, mette spazio e sostanza di pensiero, testimoni di un ragionare inespresso, di un balbettare misteri, di muta preghiera.
La poesia d’età matura, è un parlare cifrato. Le parole portano pesi d’esperienza sofferta, leggerezza di visioni, luci di risvegli, malinconie di ricordi, domande, dubbi: un parlare asciutto che è voce dei silenzi in quota dei dialoghi con l’anima che attinge, senza mediazioni, la misura di verità, gioia e dolore concessa agli uomini.

Il verso è breve, perché l’aria sottile affatica il respiro.
L’incanto è estasiante “È bello Signore star qui”.
Le parole si patinano d’antico, con polvere di tempo.
Tutto s’accorda con esatta misura, per chiarezza di mente e inconscia sapienza: ciò che ora viaggia alla velocità della luce, sarà, per tutti, strada fatta a piedi in eterno.
Di che parla il poeta? Pronuncia parole spezzate, altre sommesse, altre gravi.
Non s’intende dove posi lo sguardo, avanti o indietro nel tempo.
S’indovina, soggettivo è il sapere.
La metafora è maestra del gioco di sponda, nomina, per intendere altro.

La poesia è voce d’inconscio incarnato.

Non puoi cogliere il senso con sguardo diretto, sferica è la sua superficie, la sua verità si completa dietro una curva infinita.
Non è lì dove guardi, la poesia, abita altrove i luoghi dell’anima. Lascia a noi il pegno del viaggio e il conforto del tempo: un giorno capiremo i discorsi dei grandi, riuniti a tavola, nell’altra stanza.
Altro non si può dire, se non far credito al poeta, quello che ha scritto in versi e quello che vive in noi.
Davanti all’Oceano è l’appuntamento, ci incontreremo nei sogni è la promessa.

Max Loy
pittore, scultore, scrittore