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In questa silloge, il Poeta si raffronta con l’assenza, un’esperienza che si manife-sta tramite silenzi e incomunicabilità. Nondimeno, è realmente in tale momento di assenza che il Poeta rinviene la chiave per perlustrare il suo io più inconfessato e la sua sostanza. Il verseggiatore si approssima a se stesso, tentando di capire la sua identità e lo sgomento che lo permea. Egli riesamina le memorie, come quella di un ottobre trascorso, e tenta di riappropriarsene provando a tratteggiare il sorriso di una persona amata.

Tale iter di comprensione di sé si ripete continuamente, come attesta il fatto che il Poeta seguita a confidare nei dettagli delle prospettive. Comunque, il versificatore si avvede che la sua libertà può essere pure una prigione, un confine che lo opprime. Siffatta coscienza lo conduce a inusitate persuasioni, tipo quella di essere semplicemente un punto che va a capo, incastrato nell’articolata geometria dei sentimenti. La nostalgia della presenza è un sentimento prevalente nei versi del Poeta. Sebbene il passato appaia così prossimo, egli si avvede che era ieri, ma ormai lei non c’è più. Tale rimpianto si muta in una pausa lancinante, simile a quella di un tramonto, e in ultimo si modifica in un’inquietudine struggente che assorbe energia dalla sua vitalità.

Questo libro percorre l’argomento dell’assenza e della nostalgia della presenza, accompagnando il pubblico lungo un sentiero intimistico e vitale. Il Vate si mette a confronto con la sua identità, le sue reminiscenze e le sue passioni, tentando di comprendere se stesso e il suo ruolo nell’universo. Tramite la poesia, Massimo Massa tenta di analizzare i penetrali della propria anima, di dialogare con sé stesso e con il suo prossimo, diversamente dal quotidiano. L’arte poetica diviene un mezzo per narrare condizioni esistenziali, passioni e riflessioni, nonché per perlustrare le zone oscure e arcane della propria personalità. Nel libro, Massimo Massa racconta l’uomo che c’è nel Poeta, al di là degli aspetti esterni, con tutte le sue fragilità, fantasie, tristezze e allegrie. La poesia diviene un metodo per scrutare più in alto dell’epidermide del concreto e per captare realtà velate.

Voltando le pagine del florilegio, si incontrano il modo di vivere, gli onirismi, i rimpianti, gli aneliti, l’autenticità e la coscienza; tutte le emozioni più recondite del Vate.Il corpus è una cronaca intima che si snoda nel fluire dei giorni, con l’obiettivo di trasformare in suoni i silenzi dell’anima. È una catabasi nell’interiorità dell’Io di Massimo Massa, un sentiero di vita, una analisi delle vestigia del passato e delle congetture sul futuro, al di là dello scorrere immutabile degli anni.

 

Mauro Montacchiesti
Scrittore, saggista, critico letterario.