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Giuseppe Milella

Oltre le apparenze

 



Ecco un libro di poesie.
Giuseppe Milella ci propone una raccolta pulita, stilisticamente e sapientemente narrativa, un affresco di vita di provincia che aderisce alla quotidianità, che sa rendere singolarmente plastico il presupposto esistenziale di un uomo nell’età di mezzo, che conosce e vede in profondità.
È una scrittura cristallina, la sua, trasparente, denotativa, al servizio della realtà, che si chiede, in cui nulla è lasciato alla patetica indulgenza di sé e degli altri, che offre la possibilità di entrare nel mondo dell’umano con un realismo che difficilmente ritroviamo nella poesia contemporanea e che conduce per mano il lettore verso sentieri che approdano a nuovi orizzonti, vincolati alla dimensione di chi non accetta l’inspiegabilità di certi interrogativi che affliggono e opprimono l’uomo dei nostri tempi.
Una poesia intesa come metafisica, quella della vita quotidiana che ci troviamo ad affrontare tutti i giorni, quella dei sentimenti e delle emozioni fortemente eloquenti ed evocative, osservate con lo sguardo attento di chi, con stupore, induce a riflettere sul ruolo della presenza poetica nelle problematiche sociali, molto ricorrenti nelle sue composizioni.
Mi sento di affermare con serenità e franchezza, che Giuseppe Milella costruisce un ipotetico alfabeto morale, parlando di tematiche attualissime, attraverso il mondo dei poeti. Il suo canto, espresso in questi versi, non è altro che una richiesta, una preghiera di fedeltà a noi stessi, in quanto uomini. Ogni sua poesia, ogni singolo verso che giunge al nostro sguardo, finisce per apparirci coscienza di una stessa matrice; dentro il suo sillabare tutto appare disciplinato, esigente, razionale, coerente, intransigente, meticoloso: scissione e poi contatto fra tutto ciò che vive in lui e le forze oscure che animano la vita.
Ma il mondo poetico del Milella non è solo disinteressato computo linguistico, ma si configura, piuttosto, come una serie di relazioni fra esseri umani, tra l’uomo e madre natura, di sentimenti con gli affetti familiari, in cui l’uno è specchio dell’altro e il cui riflesso è l’intensa coscienza di quel che si è, e di quello che si è stati in ogni tempo, per essere parte, poi, del futuro.
Credo che Milella abbia scritto un libro significativo proprio perché sa entrare nel cuore del lettore, cercando di accostarsi in punta di piedi, alla complessità della vita e alla verità. Interroga se stesso confrontandosi con i vortici e gli anfratti che si fanno spazio tra i sentimenti, le storie e l’amore, quello immenso e profondo verso un’unica donna, evocata con delicata e partecipe dolcezza nella lirica dedicata a sua moglie Angela, quanto, non meno significative, sono quelle dedicate ai figli, che rappresentano alcune tra poesie più compiute, scritte dall’Autore.
È una poesia che straripa in una vasta gamma sentimenti, piuttosto che nell’eccesso di introspezione, che conferiscono un tono decisamente alto ai valori etici e morali estremamente riconoscibili, perché Giuseppe Milella ha occhi vigili per guardare il visibile e un cuore grande che sa amare con intensità ed emotività. Anche il legame con la sua terra, con la sua città, diventa un inno in versi di rara sensibilità, una chirurgica rappresentazione di immagini caratterizzate da una trasparenza che è tipica del vociferare metropolitano e da una semplicità estetica e lessicale che fa di lui un poeta eterogeneo. Un connubio che rende il libro di facile e immediato intendimento, un intarsio ben riuscito.
Oggi, e forse già da tempo, un libro di poesia si diffonde per contatto. Essere contaminato dal suo fascino non può che predisporre a propagarne il virus, non si può fare a meno di commentarlo, di elogiarlo, di apprezzarlo. E io, approdato in quell’isola che i lettori conoscono come luogo per farsi intingere da un libro scritto in versi, infine apro e leggo le pagine di “Oltre le apparenze” e mi auguro davvero che questo morbo si diffonda.